I ragazzi di oggi sono dei tiranni. Contraddicono i genitori, si sbrodolano mentre mangiano e fanno arrabbiare gli insegnanti”. Questa critica risale al tempo di Socrate, il grande filosofo dell’antica Grecia. La frase dimostra che in ogni epoca i genitori hanno dovuto affrontare dei problemi con i propri figli.

Non è pensabile evitare situazioni conflittuali all’interno della famiglia, ma imparare ad affrontarle è possibile.

Come si fa?

Un buon modo di comunicare è la chiave per qualsiasi buona relazione. Il primo passo che puoi fare è analizzare il tuo modo di comunicare.

Parti con queste 3 domande:

1. Mi rivolgo al mio bambino in modo chiaro e comprensibile?

2. Sono in grado di prestare ascolto quando vuole dirmi qualcosa?

3. Nelle situazioni conflittuali mi comporto con mio figlio in maniera corretta e rispettosa?

Quando parli con tuo figlio ti sarà successo di tendere ad avere la parola. In fondo hai un certo vantaggio in termini di conoscenze ed esperienze, questo è vero. Così facendo però, è facile che il dialogo con tuo figlio si blocchi sin dall’inizio. Come per noi adulti succede anche ai bambini: se qualcuno detiene la parola quando stiamo cercando di comunicargli qualsiasi cosa, non ci sentiamo ascoltati e presi in considerazione.

Ti faccio un esempio.

Tommaso, 8 anni, torna a casa dall’allenamento di calcio con la faccia scura e dice: “Non voglio più giocare con quei cretini!”. Invece di chiedere che cosa sia successo, la mamma sente il bisogno di correggere il figlio e gli dice: “C’era da aspettarselo, non sono passate nemmeno due settimane e già non hai più voglia di giocare a calcio!”. L’intenzione della mamma sicuramente è buona, probabilmente sta cercando di convincere suo figlio a non mollare, ma l’effetto che provoca è negativo. Tommaso sente che i suoi sentimenti non vengono capiti e forse nemmeno presi sul serio!

Se tuo figlio è arrabbiato o turbato, probabilmente ha bisogno di parlare per alleggerirsi il cuore, ma può avere difficoltà a esprimere i suoi stati d’animo. Prima regola: dagli la possibilità di esprimersi. A volte basta un semplice “apri-porta” per incoraggiarlo a parlare. Per esempio una frase come questa: “Raccontami con calma, ti ascolto”. È importante che anche il linguaggio del corpo comunichi questa disponibilità: mostra un atteggiamento aperto e accogliente e instaura con lui un contatto visivo. Oltre a far sentire tuo figlio ascoltato, lo aiuterai anche a diventare consapevole dei suoi sentimenti, ad accoglierli e ad esprimerli nel modo adeguato.

Prendi coscienza del fatto che solo rispettando profondamente tuo figlio gli insegnerai il rispetto. Solo dandogli spazio e fiducia gli insegnerai la fiducia in se stesso; solo ascoltandolo gli insegnerai ad ascoltare se stesso e poi gli altri. Tuo figlio crescerà con maggiore autostima.

Per aiutarti a comprendere cosa intendo per ascoltare attivamente tuo figlio, ti metto qui sotto il link di una scena del bellissimo cartone “Inside Out”. Buona visione

Ascolto Empatico

© 2015 Erica Petrucciani, pedagogista a Pistoia.
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