“Body Worlds” è una mostra che fa discutere. Che suscita dibattito. E così è stato anche a Genova, dove il mondo del corpo umano è arrivato ai Magazzini del Cotone del Porto Antico nel febbraio scorso, accompagnato dalla fama di 40 milioni di visitatori nel mondo.

È trascorso quasi un mese da allora, ho visitato la mostra una domenica a pranzo, per valutare io stessa e farmi un’idea, in particolare rispetto all’opportunità di far vivere quest’esperienza ai bambini.

Alcune considerazioni, che partono dalla materia stessa della mostra: corpi umani sottoposti a uno speciale trattamento di conservazione, la cosiddetta “plastinazione”. Corpi spogliati della pelle per mettere in luce muscoli, tessuti e organi perfettamente conservati, in un itinerario che simula la vita quotidiana. In sottofondo, per tutto il percorso,  il rumore del cuore.

Da un punto di vista pedagogico i due aspetti da tenere in particolare considerazione sono, a mio avviso,  i corpi, esposti in modo così vivido, e il concetto del “corpo senza vita”.

Lungo il percorso ho incontrato diverse famiglie con figli. Ho osservato in particolare la reazione dei bambini. C’era chi salutava gli scheletri, chi si guardava intorno con aria curiosa, chi andava in giro tra le varie installazioni con atteggiamento di noncuranza. La comprensione di quanto è in mostra per un bambino può non essere immediata. Se non sapessimo che si tratta di corpi di persone esistite e ora senza vita, probabilmente non ci sarebbe quel turbamento legato alla consapevolezza.

Questo vale anche per la sezione in cui sono esibiti alcuni feti, anche in questo caso non di immediata comprensione ed eventualmente da “spiegare” nella loro essenza di origine della vita.

L’impatto è di forte stimolo e laddove si vogliano portare dei bambini, è importante spiegare prima che tipo di mostra si stia per visitare, un percorso scientifico attraverso il corpo e la sua anatomia, elementi che accomunano tutti.

Gli adulti possono vivere la mostra nella sua interezza, tra consapevolezza e paura, tra stupore e silenzi, concentrati su aspetti che rendono l’uomo una macchina perfetta che può rompersi e che alla fine si consuma. I più giovani possono farne un’esperienza didattica e istruttiva, accompagnati nel cogliere l’importanza della vita, il cuore come vita, il corpo come arca che ci sorregge, l’essere umano incastro di fisicità ed emozioni.

Vuoi farmi domande più specifiche riguardo alla mostra? Scrivimi!

 

 

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© 2015 Erica Petrucciani, pedagogista a Pistoia.
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