Gli episodi avvenuti a Parigi lo scorso 13 novembre riguardano tutti noi. Il mondo in cui viviamo. La quotidianità in cui ci muoviamo. Con gesti e abitudini semplici, che in una situazione del genere, improvvisamente, così semplici non sembrano più.
Gli episodi di Parigi riguardano un mondo che non è solo quello degli adulti, ci sono anche i più piccoli. Sono i grandi di domani, è vero. Vanno, protetti, vero anche questo. E da pedagogista credo che proteggerli sia parlare con loro. Far loro capire nei giusti modi e con le giuste parole, non nascondere.
Quanti tra genitori, nonni, zii, insegnanti, in questi giorni si saranno trovati in difficoltà. Davanti al dubbio se spiegare o non spiegare ai propri bambini cosa sia il terrorismo. Fatti talmente crudi e crudeli hanno portato a una riflessione profonda anche me, che con i bambini, i genitori, la crescita, convivo per mestiere.

Ebbene, credo che educare alla vita porti anche decisioni dure, come dover raccontare ai più piccoli che esiste anche il male. Succede anche nelle favole. Esiste il bene ed esiste il male. Sono inscindibili, non esiste l’uno senza il contraltare dell’altro.
Le favole hanno un lieto fine, mi direte, è facile raccontarle, perché riconducono tutto su un sentiero sicuro. Raccontare un male che non è favola ma realtà, è molto più difficile.

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Nascondere, negare, “oscurare”, però, può equivalere a una protezione sterile. Ciò che non conosciamo ci spaventa.

Vale per gli adulti e ancor più per bambini e ragazzi. Affiancare i più giovani, accompagnarli in una conoscenza del mondo tollerante e vera, è una prima necessaria informazione. Anche senza indugiare su dettagli crudi, senza esasperare quello che è già di per sé atroce, possiamo dare ai nostri ragazzi la possibilità di informarsi e capire. Difendendoli più così che col silenzio.
Vi chiederete come poter affrontare un argomento così vasto e tormentato con parole semplici e chiare. La risposta sta nei vostri ragazzi.

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Non vi è chiesto di tenere una lezione su cosa sia il terrorismo. Partite da loro, dalle loro domande, ascoltate i loro dubbi prendendoli per mano.

Hanno il diritto di imparare che c’è una parte della vita che non controlliamo, ma che possiamo agire per ridurre il pericolo ed essere persone consapevoli e giuste. E hanno il diritto di conoscere sentendosi protetti, prima di tutto dalla calma e dalla consapevolezza degli adulti che li affiancano. Dalla loro bambini e ragazzi hanno e ci potranno donare quella speranza e quegli occhi di cui tanto abbiamo bisogno in momenti come questo, per guardare a un futuro migliore.

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